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venerdì 28 agosto 2015

Sblocca-inceneritori

di Domenico Finiguerra
Ad un conduttore televisivo che le chiedeva di dire qualcosa di positivo sugli inceneritori, Patrizia Gentilini, nota oncologa dell'ISDE (Associazione medici per l'ambiente) rispondeva: "Mi procura troppi malati".
Con un guizzo e magistrale padronanza del mezzo televisivo, Matteo Renzi, all'epoca presidente della Provincia di Firenze, investiva il medico con una raffica di tweet: "una signora che fa l'oncologa non può dire mi procura troppi #malati; lei non può dire il #termovalorizzatore fa venire il #tumore; lei sta facendo del #terrorismo; ci vedono le persone #malate che in questo momento hanno un tumore e che arrivano a #immaginare che sia per colpe di #scelte #infrastrutturali; questa è una gigantesca #baggianata."
Lo scambio animato lo si trova in rete facilmente scrivendo "Renzi accusa Gentilini".
Per commentare il capitolo dello Sblocca-Italia, questa premessa è indispensabile, perché in quello scambio verbale si ritrova tutta l'arroganza e la violenza verbale del potere (che talvolta diventa anche fisica, basta pensare alla repressione del movimento No Tav in Val di Susa) oggi incarnato dal governo Renzi. Arroganza che lo Sblocca-Italia traduce in un testo di legge.
Il nostro Paese è attraversato da molti luoghi comuni. Alcuni veri altri no. Siamo il Paese della pizza, mafia e mandolino. Siamo il Paese più bello del mondo. Siamo il Paese delle emergenze. Siamo il Paese delle deroghe e dei condoni. Siamo il Paese dove in alcune città la "monnezza" si accumula in strada. Ed è proprio attorno a quest'ultima circostanza (vera) che si è costruita e consolidata negli anni un'ideologia pro-termovalorizzatori. Un'ideologia che non racconta tutta la verità rispetto ai danni provocati alla salute e che non tiene conto delle leggi della natura.
La legge della conservazione della massa è una legge fisica della meccanica classica, che prende origine dal cosiddetto postulato di Lavoiser: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Quindi se metti una tonnellata di rifiuti in un forno inceneritore, una quota (fino a un terzo) ti resta in ceneri da smaltire in discariche di servizio, una quota (per la pulizia degli impianti) va in liquidi e quindi nel ciclo idrico, una quota è trattenuta da filtri. Ed il resto? Non sparisce certo. Non si distrugge. Semplicemente vola via. Piccole (nano) particelle che prima o poi te le ritrovi nell'insalata o nel latte, anche materno. Nanopolveri di dimensioni infinitesimali e nocive che spesso sono composte da cromo, cadmio, nichel, arsenico, mercurio. Tant'è che ormai sono decine gli studi che indicano chiaramente l'incremento di tumori nei pressi degli inceneritori.
Ma gli inceneritori s'hanno da fare. Ci servono per metterci al passo. Al passo con chi? Con l'Europa? Ce lo chiede forse l'Europa di incenerire?
Il primo comma dell'articolo 35 dello Sblocca-Italia recita: "Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, individua, con proprio decreto, gli impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, esistenti o da realizzare per attuare un sistema integrato e moderno di gestione di tali rifiuti atto a conseguire la sicurezza nazionale nell'autosufficienza e superare le procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore". Ripetiamolo: "Superare le procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore"-
Il lettore, e immaginiamo anche gran parte dei deputati e senatori chiamati a convertire in legge il decreto, premendo il bottone dirà: Ah, ok, ce lo chiede l'Europa". Ed invece non è vero! Perché non esiste alcuna direttiva europea che ci obblighi ad incenerire una quota dei nostri rifiuti.
Al di là della ricaduta sulla salute dei cittadini, gravissima e dimostrata, e che dovrebbe far scattare il principio di precauzione, lo Sblocca-Italia calpesta i diritti delle autonomie locali e le buone pratiche realizzate nei territori.
Innanzi tutto l'accelerata sugli inceneritori viene imposta senza alcun vincolo di bacino. Ovvero, se un inceneritore è sottoutilizzato perché l'ambito territoriale non conferisce più rifiuti a sufficienza (con conseguenze negative sui bilanci delle aziende che li gestiscono), grazie allo Sblocca-Italia si apre definitivamente all'arrivo di rifiuti da altri territori. E la lobby degli inceneritori ringrazia. 
Non si discute certo il principio di solidarietà in base al quale sarebbe cosa buona e giusta aiutarsi l'un l'altro. Ma in questo caso si produce un effetto perverso e punitivo che vanifica tutte le politiche e le buone azioni di comuni e cittadini virtuosi. Facciamo un esempio.
Se una provincia ha lavorato bene riducendo la quantità di rifiuti prodotta, portando al massimo la raccolta differenziata, investendo in impianti e tecnologie che non inceneriscono ma valorizzano i rifiuti, rendendo di fatto obsoleto il modello che ruota attorno al camino di un inceneritore, con lo slocca-Italia viene di fatto azzerato tutto il suo lavoro, tutte le risorse e tutto l'impegno civico dei suoi cittadini per tutelare l'ambiente e la salute, dei propri bambini in primis, perché l'inceneritore continuerà comunque a bruciare la medesima quantità di rifiuti semplicemente importandoli da altri territori.
La formulazione del citato articolo 35 presenta contraddizioni al limite dello scherzo. Basta leggere il comma 1 per restare attoniti:"Tali impianti [inceneritori], [...] concorrono allo sviluppo della raccolta differenziata e al riciclaggio [...]". Tradotto: gli inceneritori servono a migliorare la raccolta differenziata. Un colpo ad effetto degno della miglior agenzia pubblicitaria che però squalifica di ogni base razionale e logica l'intero impianto dello stesso articolo 35. Ma di più. Mentre tutti i Paesi europei approntano politiche ambientali volte al superamento dello smaltimento dei rifiuti in forno imboccando la strada della circolarità, del riciclo, del riuso, del recupero nel rispetto dell'ambiente, della salute ed anche di riduzione dello spreco attesa la scarsità di risorse, il governo Renzi impone, in totale controtendenza, la realizzazione di nuovi impianti. Per mesi migliaia di cittadini, ambientalisti e comitati hanno lavorato in tutto il Paese per una legge di iniziativa popolare denominata "Rifiuti Zero". La mobilitazione ha fatto crescere la consapevolezza di quanto sia importante cambiare rotta, dell'urgenza di passare da un sistema distruttivo di risorse e materiali ad uno fondato sul recupero, retto dal principio "chi inquina paga" con la previsione di una responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale. La proposta del comitato "Rifiuti Zero", che persegue la riconversione ecologica in perfetta linea con i Paesi europei considerati più moderni rispetto al nostro, proprio sul "dossier rifiuti" (il ministro dell'Ambiente del governo francese Sègoléne Royal, pochi mesi fa ha testualmente dichiarato: "Les incinératuers sont une solution dépassée. Il faut arreter les incinérateurs"), viene completamente ignorata dal governo italiano con lo Sblocca-Italia arrivando addirittura a prevedere l'applicazione del potere sostitutivo nel caso in cui non venisse rispettato il dimezzamento dei tempi previsto per il rilascio delle Autorizzazioni integrate ambientali.
Gli interventi di interesse strategico saranno dichiarati di pubblica utilità, e quindi, urgenti e indifferibili. Si annunciano partenze a razzo via veloci con l'esproprio, rimozione di ogni opposizione, tacitazione di ogni contestazione, e interventi drastici sui gruppi di cittadini e associazioni ambientaliste che osassero mettersi di traverso.
Lo sblocca-Italia avrà come unico effetto positivo quello di essere uno spartiacque. Sarà un vero e proprio banco di prova per chi si dichiara ambientalista, per chi "si misura" sulla tutela del territorio, del paesaggio, della bellezza, della salute. Da una parte ci saranno i dirigenti ed i fiancheggiatori del partito degli inceneritori, del cemento, delle privatizzazioni, delle emissioni, della crescita "costi quel che costi"; gli esecutori degli interessi di lobbies, profittatori di ciò che appartiene a tutti.
Dall'altra parte ci saranno le forze che non accettano né mai accetteranno che ambiente, salute, e beni comuni siano sacrificati insieme agli altri diritti dei cittadini per soddisfare l'avidità di poche persone, di pochi gruppi di potere.

Tratto dal libro "Rottama Italia" 
edito da Altra Economia
www.altreconomia.it/libri




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